Tuesday, April 29, 2003

Calor bianco, ecco!
Ho sentito cos'è questa cosa che finora conoscevo come terminologia suggestiva e basta.

Di colpo tutto questo bianco uniforme, luminosissimo, al cui confronto le distese di neve o i ghiacciai montani sono carbonaie.
Percepisci che ti è arrivato -wham!- in testa, ma è anche come se ce l'avessi davanti agli occhi.
E nei denti e nelle ossa hai una specie di vibrazione ronzante, che comprendi dovrebbe essere calda, ma talmente oltre il caldo che non hai più alcuna cognizione di temperatura.
Dura poco credo, se la si misura in termini da orologio.

Ti lascia in uno stato che possiamo rappresentare metaforicamente come una schiuma, bianca, tipo quella che si forma sulla cima delle onde, o anche come la schiuma da barba quando è bagnata e comincia a disfarsi.
Ma TANTA schiuma.
Tutto, tutto quanto il resto rimane sotto, anestetizzato quasi.
Dovresti essere incazzato, e lo sei in una certa misura, ma sotto.
Hai un empito di gioia, o d'affetto? Sì, c'è, lo trovi se lo vai a cercare, ma sotto.
La schiuma copre tutto.

Calor bianco.
Il calor bianco alla fine è suprema indifferenza.

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